Gianluca Chiodi nasce in provincia di Brescia nel 1966
Cresciuto tra Milano e Reggio Emilia, a trent’anni Gianluca Chiodi comincia a dedicarsi alla fotografia. La passione e l’abile utilizzo della luce lo portano presto a lavorare per il mondo pubblicitario, senza però trascurare la costante ricerca di nuovi “punti di vista”, originali e introspettivi. Nel 2003 la prima personale, presso un Caffè Letterario, dove presenta il ciclo “Moka”, una serie di immagini rubate al quotidiano rituale tutto italiano del caffè. Questa immagini, che realizza direttamente sul fornello di casa ottenendo dettagli “macro” carichi di sensualità tattile/olfattiva, le opere vengono stampate direttamente su alluminio per rafforzare il rapporto soggetto/supporto. Nello stesso anno espone ai Chiostri della Ghiara a Reggio Emilia “Anticorpo”, dove l’artista si esprime utilizzando corpi nudi restituiti alla materia attraverso l’ausilio della luce e del pennello con un abile utilizzo del colore nero. Le immagini stampate questa volta su tela pittorica, rimandano a corpi “caravaggeschi” carichi di sensualità. E’ in questa occasione che nasce “Opera al nero”, un’esposizione o meglio, una tecnica, che, con notevole successo di pubblico e critica, comincia ad indicare (illuminare) a Chiodi la strada più personale ed originale da seguire.
Biografia:
Nel 2004 Gianluca Chiodi espone la serie “Distonie” in una collettiva presso lo storico gallerista Luciano Inga Pin: in questa serie propone una propria “deformazione” della lettura del corpo umano, ottenuta utilizzando semplici “mattoni” di vetrocemento che fanno intravedere “nudi disciolti” di particolare bellezza.
Nel 2005 la ricerca di Gianluca Chiodi prosegue in costante evoluzione: l’artista si trasferisce a Milano e sempre con “Opera al nero” rivisita alcune icone classiche dell’arte seicentesca del Merisi da Caravaggio ed altri autori dell’epoca con “L’amore ai tempi del colera” (Galleria Factory, Modena, a cura di Alberto Agazzani). Sempre nel 2005 presenta l’inedito “Myopia”: le opere consentono all’interlocutore di guardare attraverso il romantico punto di vista di un miope; in questo caso Gianluca Chiodi ottiene immagini che varcano il confine della realtà unendo lo “sfuocato” del difetto visivo al “fuoco” morbido e circoscritto delle proprie lenti. Nel 2007, sempre alla Galleria Factory con Alberto Agazzani presenta “Furia Corporis”: tutta l’energia della lotta e del gioco, dell’amore e l’odio, nel corpo a corpo. Nel 2008 la selezione al Premio Terna e la prima personale a Milano: Santi, Peccati e Peccatori (Galleria Il Torchio) in cui Chiodi mette in scena le icone glamour di una quotidianità più carnale che spirituale in un cocktail di elegante kitsch; ed ancora, la Francia, Paris Photo e “L’amore ai tempi del colera”, personale nel cuore di Parigi a cura di Alberto Agazzani.
Il marzo 2009 vede a Milano la prima personale pubblica dal titolo “Matrioske”: bambole viventi in gentile stato di grazia, omaggio alla generosità delle donne e alla fertilità della terra. Nello stesso anno, il fascino e la carnalità di “Furia corporis”, aprono le porte della Werkstatt Galerie di Berlino all’interno del progetto Man-kind: version & perversion, curato da E. Lucie Smith. Nel frattempo anche il neonato progetto I AM, elegante e metaforico focus sulla necessità dell’uomo di spogliarsi del superfluo a favore di una ritrovata e istintiva umanità, raccoglie l’ennesimo sostegno della critica rientrando tra le opere candidate al Premio Celeste 2009.
Dal 2010 Gianluca Chiodi lavora con Sabrina Raffaghello che lo rappresenta in diverse fiere sia in Italia che all’estero.
Nel 2011, in occasione del progetto promosso dal Museo Bernareggi in collaborazione con le gallerie bergamasche, la galleria Marelia presenta la mostra personale, “Se mi lasci ti cancello,” l’opportunità per apprezzare in un unico evento l’esperienza estetica dell’artista, selezionata attraverso il filtro delle tematiche bibliche.
Lo stesso anno Sabrina Raffaghello lo invita a partecipare alla Biennale di Fotografia di Alessandria in cui Gianluca Chiodi presenta “Piccoli mondi”, un’installazione di globi sospesi in vetro al cui interno, visibili attraverso un oculare, si racchiudono ritratti di persone nella loro intimità domestica o lavorativa. Di questo progetto fa parte l’installazione “Marena” con la quale nel 2012 partecipa al Premio Fabbri, opera entrata a far parte della Collezione dell’omonimo museo. Il 2012 vedrà ciascuno dei suoi “Passi e Contrappassi” entrare a far parte del ciclo di mostre dedicate ai Vizi Capitali, curate dal critico Roberto Ronca presso Villa Vannucchi di S. Giorgio a Cremano (NA) e presso il Museo Arco di Benevento.
Nel 2013, Gianluca Chiodi partecipa ad “Aliens. Le forme alienanti del contemporaneo”, un progetto nazionale ed itinerante ideato da Sergio Curtacci direttore del magazine di arte contemporanea “Frattura Scomposta” e che chiama gli artisti a esprimere, ognuno con la propria tecnica e il proprio immaginario, la tematica riguardante l’alienazione umana, alla galleria MAG di Como, a Palazzo Pirola di Gorgonzola e Palazzo Vernazza Castromediano di Lecce.
Al Museo Teatro della Commenda di Genova a gennaio 2014, in occasione della collettiva “Dimenticare a memoria” a cura di Laura Galante e Claudio Tosi, Gianluca Chiodi espone l’inedita installazione di I AM. Una serie di fotografie in scala reale di persone che si sono spogliate di ciò che hanno, per riscoprire ciò che sono; al centro della stanza i loro abiti sono un collegamento visivo e nel contempo si fanno immagine della spogliazione dei prigionieri arrivati nei campi di concentramento.