Il Movimento del Realismo Cinico, in cinese Wanshi Xianshizhuyi 玩世现实主义, si crea autonomamente e si espande da Pechino dopo le note proteste studentesche della Primavera democratica del 1989, sfociate con il massacro di Piazza Tien’anmen del 4 giugno dello stesso anno.
Sostenuto dal gallerista anglo-iracheno Charles Saatchi, il Movimento si diffonde rapidamente per tutta la Cina continentale e si espande anche a livello internazionale grazie alla partecipazione di Fang Lijun alla 45esima Biennale di Venezia del 1993 diretta da Achille Bonito Oliva. D’impronta nichilista, ma influenzato dalla cultura orientale, il Realismo Cinico nasce lontano dagli stereotipi dell’arte di regime dei decenni precedenti; ha nella sperimentazione libera, nella denuncia sociale e nell’ironia, i suoi caratteri fondamentali, ed i suoi più famosi capiscuola sono Fang Lijun e Yue Minjun che trainano tutti gli altri artisti cinesi nelle aste di Sotheby’s e Christies confermando l’interesse per i collezionisti internazionali di altissimo livello.
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Nato a Jiu Tai, nella provincia di Ji Lin nel 1959, Qiuchi Chen frequenta tutte le scuole a Beijing fino a laurearsi alla Facoltà di Arte alla Northeastern Normal University nel 1987.
Anche se Qiuchi Chen è cresciuto con gli altri artisti del gruppo, non ha ancora ricevuto il meritato riscontro in Occidente perché ostacolato dal governo cinese in quanto la sua università non è tra quelle selezionate a ricevere l’appoggio istituzionale. Nonostante le difficoltà e le barriere imposte, la sua alta qualità tecnica e i concetti universali espressi, lo hanno portato a esporre diverse volte all’estero in sedi importanti come Hong Kong, Seoul, Londra, Colonia e Berlino, ma mai in Italia.
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Per la prima volta in Italia e in esclusiva alla galleria MAG di Como, si potranno acquistare le opere dipinte tra il 2004 e il 2016, tutte oli su tela e allestite senza telai né cornici, direttamente sulle pareti nude della galleria a rappresentare l’appiattimento della società e il desiderio di eliminare le sovra-strutture che la distraggono e volendo concentrare lo sguardo sull’essenza dell’opera.
Artista dal carattere eversivo-concettuale per natura, riflessivo e di indole gentile, Qiuchi Chen affronta con forza e determinazione i temi necessari a far riflettere il pubblico sui valori civili per assicurare pace e sopravvivenza all’intera umanità.
Molto critico verso l’arroganza umana, la maleducazione e la tecnologia che in Cina ha già creato una crisi ambientale ed esistenziale dei rapporti umani, l’artista sostiene che il bene più grande che ognuno di noi ha ricevuto – la vita – vada onorata offrendo sempre il meglio di noi stessi e dare il massimo per far bene all’umanità.
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Guerre, crisi nucleari, demografiche, energetiche, ed ambientali sono le sue principali denunce perché come artista e parte della comunità umana, egli sente forte il dovere di far conoscere e far discutere su questi argomenti con la speranza che servano a smuovere i sentimenti e che l’essere umano possa uscire da questa epoca avida e ritornare a prendersi cura della natura.
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I dipinti di Qiuchi Chen condividono certamente qualità e temi simili con altri realisti cinici, ma la sua attenzione va al di là dei soggetti ripetuti dagli altri artisti. Tecnicamente invidiabile, l’artista dice sempre quello che è il suo pensiero sugli argomenti di cui ogni individuo dovrebbe parlare e discutere, infatti, le sue “faccine”, che un po’ gli somigliano, dominate dai toni rossi e arancio o a volte grigi o multicolori, sono un simbolo che a seconda dell’immagine che vanno a fagocitare come un virus, esprimono felicità, rabbia o paura. Quando la sua critica è rivolta verso le guerre e le armi, i suoi aerei, fucili e carri armati vengono avvolti da tantissime “faccine” e “umanizzati” fino a fargli perdere il loro potere distruttivo, mentre altre volte vuole semplicemente esprimere i propri sentimenti d’amore verso questo mondo dipingendo fiori sorridenti. Il suo obiettivo è quello di farsi capire con un linguaggio universale, dialogare con l’umanità intera, quindi spesso egli inserisce simboli cinesi e occidentali, mescolando il surrealismo agli elementi pop. Gran parte del lavoro di Qiuchi Chen si concentra visivamente sui contorni della testa umana per riflettere il processo del pensiero esistenziale che lo guida di giorno in giorno e che costituisce il nostro mondo. Qiuchi Chen fa questo, andando oltre i volti ingranditi che si vedono nei quadri dei sui compagni di movimento e dall’arte politica della metà del secolo scorso, egli concepisce caricature con più forme, comprendendo la complessità e la frustrazione della società.
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La sua mostra alla galleria MAG è la prima mostra in Italia e rappresenta una pietra miliare importante per una voce forte nella cultura contemporanea cinese e mondiale.
Salvatore Marsiglione